Quattro chiacchiere con il giovane campione dell’Eredità 2019, Gabriele Toso.
Uno dei programmi televisivi preserali più guardati prima del TG1 è sicuramente l’Eredità, ogni sera si mettono alla prova nuovi concorrenti che si sfidano in giochi di intelligenza e cultura. È un gioco che va avanti dal 2002 e a partecipare ogni serata sono 7 concorrenti, la sfida si evolve dal gioco degli abbinamenti fino alla famosa ‘Ghigliottina’. Lo scopo è vincere e arrivare fino in fondo, e oggi con l’intervista ad uno dei campioni scopriamo che vincere l’Eredità non solo è una soddisfazione personale, ma anche un traguardo per un giovane ragazzo che ha voglia di mettersi alla prova. Scopriamo quindi più a fondo le dinamiche e le sensazioni che ha provato il Campione più giovane di questo programma, Gabriele Toso, prima e dopo la vincita.
Gabriele Toso, poco più 19enne, che ha vinto nella edizione del 2019 dell’Eredità, ci parla in una una video-conferenza, di qualche settimana fa, della sua nuova esperienza e di come tutto è cominciato.
Essendo il più giovane in gara ti sei mai sentito sottovalutato solo perché hai vent’anni?
Sia dai concorrenti che dal pubblico?
“La risposta non è proprio semplice, allora all’inizio sì, soprattutto nella prima puntata gli altri concorrenti, non conoscendomi ed essendo il più giovane mi sottovalutavano, ed è forse uno dei motivi per cui sono riuscito a rimanere, poi man mano che si andava avanti si aggiungevano altri concorrenti e quando dicevo che avevo vinto contro quei partecipanti, o in quelle sfide cominciavano a temermi e a quel punto avevano paura di me come sfidante, il problema chiaramente è stato all’inizio.
Invece dal pubblico a casa, un po’ per tutto il percorso, devo dire che ci sono state molte critiche, soprattutto sui social o sui vari canali degli appassionati del programma, e le più grandi che mi sono state mosse erano, per esempio, che a vent’anni per avere fatto un percorso così valido dovevo essere raccomandato o comunque aiutato da qualcuno. Purtroppo la considerazione che si ha delle persone più giovani molto spesso è pessima, nonostante coloro che lo pensano abbiano il percorso di questi davanti agli occhi. Purtroppo è così”
Che cosa ti ha portato a partecipare a questo gioco?
“Per prima cosa perché lo conoscevo bene, ce ne sono decine di giochi a quiz in televisione, ma l’Eredità era uno dei programmi che conoscevo meglio e che guardavo spesso con la mia famiglia, quando lo guardavo mi esercitavo e riuscivo anche abbastanza bene, quindi ho detto ‘dai, ci provo, al limite va male ma comunque ho fatto una nuova esperienza, qualcosa di diverso’, così la scelta è ricaduta sull’unico che alla fine conoscevo e seguivo”
Come esperienza la rifaresti?
“La risposta è sì, anche se, se lo rifacessi, probabilmente alcune cose le cambierei, poi avevo 19 anni e adesso, anche grazie a quest’esperienza la mia personalità, il mio carattere è andato oltre e tutta una serie di cose cerco di viverle diversamente, di darci meno peso, per esempio, ricordo che, il periodo successivo, il fatto di essere stato eliminato mi pesava tanto, ci tenevo e quando sono stato eliminato l’ho vissuta male, molto peggio di come andrebbe vissuta una cosa del genere, perché alla fine è un gioco; sto ancora sperando nelle serate dei campioni che l’anno scorso non sono state fatte causa Covid; e questo per far capire che dal momento in cui esci, non fai altro che aspettare un’altra occasione per tornare, ma per tornare come concorrente devi aspettare per quattro anni da quando hai partecipato e per sei mesi non puoi partecipare a nessun altro gioco televisivo”
Ci andresti, quindi, sia alla Serata dei Campioni che all’edizione futura (quando potrai, tra 4 anni) ?
“Allora, se mi chiamano sì, assolutamente ci andrò. Fra tre anni invece, visto che uno e mezzo già è passato, non lo so, non so onestamente neanche quanto sia possibile, perché sai, ogni tanto capita in televisione di vedere qualcuno che va lì e dice ‘sono già stato qua, per esempio, nel 2005’, però sono persone che, il più delle volte hanno partecipato alle edizioni precedenti solo per qualche puntata e poi erano andate via. Ma dalla nostra stagione in poi ci sono concorrenti che, come Nicolò Pagani, fanno tanto e la gente si ricorda di loro, per cui io non so poi se dopo quattro anni anche chi gestisce i concorrenti si ricorda che sei venuto, quante puntate hai fatto e che la gente si ricorda di te, quindi non dipende soltanto da me ecco, comunque ho ancora tre anni per pensarci!”
Che cosa ti ha lasciato quest’esperienza di negativo e di positivo?
“Ho tantissimi difetti e uno di questo è che sono un po’ egocentrico, sono quello che vuole sempre stare al centro dell’attenzione e quest’esperienza mi ha aiutato molto soprattutto in questo senso, perché ti ritrovi al centro di una grande attenzione, ti guardano ogni sera milioni di persone, ricevi centinai di commenti, messaggi che in qualche misura parlano di te e questo ha “appagato” un po’ quella che era la mia voglia di stare al centro dell’attenzione; poi mi ha aiutato, nel momento in cui questo è successo, quindi dici: “Bene! Hai raggiunto quello che volevi!”. Però poi ti guardi intorno e non è cambiato essenzialmente niente, per cui ti aiuta a capire che quello che tu hai rincorso e che cerchi di rincorrere sempre in realtà non è niente, è qualcosa di impalpabile, non ti da quella soddisfazione che pensavi ti desse, quindi penso che quest’esperienza mi abbia aiutato molto a migliorare e maturare me stesso. Poi i legami che ho stretto, sono contento di mantenerli ancora, anche dal punto di vista umano è una bellissima esperienza. Sul negativo è più difficile, devo guardarmi dentro, perché è il lato di cui parlo con più difficoltà; credo mi abbia reso più invidioso di quanto non lo fossi all’inizio, perché, spero di riuscire a farvi comprendere quello che voglio dire, nel momento in cui non hai niente la cosa non ti pesa più di tanto, quando cominci ad avere qualcosa, al livello di fama, persone che ti acclamano, amicizie “finte”, non fai altro che guardare chi ne ha più di te, questo ti rende invidioso, penso di averla un po’ “sviluppata” questa cosa. Per esempio il mio amico Nicolò è veramente una bella persona, però non puoi fare a meno di non pensare a ciò che ha lui soprattutto quando questa è una persona a cui tieni, tendi a guardare sempre verso chi ha più soldi, più fama, anche se penso sia nella natura umana, che sia normale però è un po’ brutta come cosa. La seconda è che ho capito veramente quanta falsità avessi intorno a me, quante persone sono comparse solo con la mia fama, che avanzavano pretese, senza scherzare, volevano per forza; io ho offerto solo una cena ai miei amici, ma perché mi andava di farlo e perché l’avevo deciso io, avevo il piacere di farlo. Non ti rendono più felice né la fama né i soldi.”