Da Ogliastro Cilento a Milano in bici, per la sicurezza sul lavoro
Domenico Nese , un uomo che nel suo piccolo , spinto da una grande passione per il ciclismo , ha deciso di mettere tutto se stesso per sensibilizzare le persone su un tema decisamente importante: la sicurezza sul lavoro. Un argomento che sembra ad oggi essere stato emarginato , nonostante si stima che annualmente siano circa 1000 le persone a perdere la vita sul posto di lavoro. 1000 , come i km che Domenico ha percorso attraversando l’Italia dal suo comune di residenza Ogliastro Cilento , fino a Milano . Il progetto prende il nome di “Le vite spezzate“, iniziativa proposta dalla Uiltec-Uil. Domenico è partito il 28 aprile 2019, che non è di certo una giornata a caso , bensì la Giornata mondiale della sicurezza sul lavoro , facendo poi tappa in alcune delle città dove nel 2018 sono avvenuti incidenti mortali sul luogo di lavoro.
Ha studiato da solo tappa per tappa, dettaglio per dettaglio l’intero percorso , portandosi a casa la soddisfazione di essere riuscito nell’impresa.
Per conoscerlo meglio e scoprire molto di più sulla sua iniziativa abbiamo deciso di fargli qualche domanda, e si è fin da subito dimostrato disponibile ma soprattutto felice di poter parlare del suo progetto che non ha di certo avuto fine il 17 maggio del 2019 a Milano.
La prima domanda che abbiamo deciso di sottoporre a Domenico è stata come sia nata l’idea di un simile progetto e da cosa ha avuto inizio.
Domenico ci ha raccontato la sua voglia di mettere insieme due delle sue più grandi passioni : la bicicletta e il suo lavoro che ha , a suo parere , una fortissima missione sociale.
La domanda successiva è scaturita di conseguenza a questa sua affermazione , gli abbiamo chiesto, quindi, di cosa si occupasse lavorativamente parlando.
Si occupa di sicurezza nei luoghi di lavoro ed è consapevole che la sua figura , ma soprattutto la sicurezza in generale è oggi ( ma da sempre ) vista come un intralcio . ci spiega , poi , che nei suoi ambienti di lavoro la sua persona sia quasi condannata solo, perché per poter compiere a dovere il suo mestiere , deve richiamare o segnalare chi non è a norma durante le azioni che compie . Ci fornisce più esempi e ci spiega come una ripercussione dovuta a una mancanza di dispositivi di sicurezza su un individuo possa portare gravi danni non solo alla persona in sé ma anche alla famiglia e alla sua vita in generale .
La terza domanda posta si sofferma sul personale , gli abbiamo chiesto se da ragazzo fosse affascinato ugualmente dalla sicurezza ,o se come molti giovani fosse un ragazzo poco attento e spericolato .
La risposta è stata molto sincera , era un adolescente spericolato ed amava passare tempo sulla sua bici , al contrario dei suoi coetanei che invece preferivano giocare a calcio. Continua dicendo che si divertiva molto a fare salti e varie acrobazie in sella alla sua bici e che molto spesso rischiava di farsi male solo per mettersi in mostra o semplicemente per soddisfare quel senso di adrenalina giovanile . Ma la passione ,divenuta poi lavoro, per la sicurezza nasce molti anni dopo , mentre già lavorava nella sua azienda e successivamente rivalutando il suo ruolo lavorativo paragonandosi , scherzosamente , ad un supereroe per chi lavora.
continua il discorso raccontandoci i particolari del suo cicloviaggio , dove in alcune tappe stabilite ha avuto la possibilità di incontrare le famiglie di molte delle vittime ma non solo , ha avuto la possibilità di dialogare con società , associazioni che si occupano di sicurezza . Il suo scopo era anche attirare l’attenzione , soprattutto per il mezzo da lui utilizzato , che ci tiene a ricordare essere un mezzo completamente ecosostenibile .
Una domanda su come fisicamente abbia affrontato il percorso era doverosa . E qui Domenico ci ha raccontato il come per un anno si sia allenato duramente nonostante non sia un atleta professionista . La prima fase della preparazione è stata psicologica . Era giustamente impaurito dall’impresa , dai rischi e da tutto quello che poteva capitare durante il tragitto . Le ore di pedalata erano tante e ci racconta delle giornate piovose e fredde che ha incontrato sul percorso , nonostante fosse aprile. Preparazione fisica , psicologica ma anche tecnica, infatti, è riuscito a rispettare a pieno la tabella di marcia e sapeva come rimediare a qualsiasi problema potesse riscontrare .
La domanda successiva si discosta leggermente dalle altre , abbiamo voluto chiedere a Domenico il come una passione possa diventare a tutti gli effetti una missione sociale , ma soprattutto , se secondo lui, un ragazzo adolescente possa aspirare a quello che ha realizzato.
Per Domenico non ci sono dubbi: tutto è possibile , soprattutto per un giovane che non deve preoccuparsi del fattore età , che al suo contrario ,ha dovuto necessariamente calcolare .
L’importante secondo lui è essere motivati , è riuscito a coronare un sogno di adolescente , quello di un viaggio in bici a cui , ai tempi, non trovava uno scopo preciso ma che solo il tempo ha saputo concretizzare .
Un’altra domanda personale , gli abbiamo domandato come la sua famiglia ha preso l’iniziativa e se ha provato o meno nel dissuaderlo dall’idea.
Ci racconta come fortunatamente la sua famiglia fosse d’accordo con lui , di come abbia trovato tanto sostengo e come questo gli abbia dato forza. Ammette , però, che la preparazione generale del progetto l’abbia impegnato molto e che non è stato presente come avrebbe voluto per i propri cari. Nonostante la diminuita presenza in famiglia , quest’ultima non ha mai smesso di credere in lui e di stargli accanto , dalla preparazione fino alla fine della pedalata.
La più curiosa delle domande l’abbiamo tenuta per il finale . Gli abbiamo chiesto se mai ,in un futuro , si accingerebbe nuovamente ad un’impresa del genere .
La risposta è stata positiva . Il suo intento sarebbe realizzare un qualcosa ogni anno, non di impegnativo come la pedalata ogliastro -milano , questo è certo , ma piccole iniziative con modalità simile e stesso fine. Per l’anno scorso non è stato possibile realizzare il secondo cicloviaggio che prevedeva come meta Matera a causa del covid , ma nonostante questo, il progetto non si è fermato. Racconta come hanno realizzato una pedalata virtuale con delle bici da camera , un’idea innovativa e perfettamente in linea con il periodo storico. Domenico ci lascia in sospeso , nascondendo le sue intenzioni per quest’anno , un anno incerto a causa della pandemia. Ha promesso , poi, che tra dieci anni lui e suo figlio realizzeranno la pedalata Ogliastro- Milano per una seconda volta .
L’intervista giunge quindi a termine , siamo rimasti decisamente sorpresi da come un uomo adulto si sia dedicato così tanto per un messaggio sociale . Abbiamo imparato che non devono essere gli ostacoli , i pregiudizi e le paure a fermarci , possiamo fare tutto , l’importante è volerlo davvero .
Un ringraziamento finale va all’intervistato Domenico Nese per la sua disponibilità e cordialità.
Articolo scritto e realizzato da Rachele Pia Prota , redazione sociologia .
24/02/2020
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